Al lavoro dal 1949
Il
14 settembre 1949 un gruppo di studiosi di varia fama ed età fondò a Cesena la
Società di Studi Romagnoli, con sede nella Biblioteca Malatestiana. La Società,
statuto alla mano, è «rigorosamente apolitica» e ha come scopo principale
quello di «promuovere con spirito scientifico gli studi di argomento romagnolo»,
mediante convegni annuali e la pubblicazione di volumi di «Studi Romagnoli». L’anno
di nascita è molto significativo e cruciale: le ferite belliche sono ancora
fresche, le menti migliori comprendono che la ricostruzione passa anche dalla
cultura. Fra i promotori troviamo, entro una solida ed estesa cornice
accademica rappresentata dalle eccellenze del mondo universitario, eminenti
personalità della ricerca: Augusto Campana, Delio Cantimori, Lucio Gambi,
Giancarlo Susini, Cino Pedrelli, Biagio Dradi Maraldi, Corradino Fabbri, Antonio
Veggiani, Giorgio Cencetti, Luigi Dal Pane, Piero Zama, Renato Zangheri, Pio
Macrelli, Icilio Missiroli, Giuseppe Pecci, Augusto Torre, Alfredo Vantadori;
mons. Vincenzo Gili; dom Leandro Novelli, don Giandomenico Gordini, don
Giovanni Lucchesi, don Mario Mazzotti, don Giuseppe Rossini.
I
fondatori attingevano a una “fede romagnola” che sgorgava da una “fede
culturale”, da passione generosa e gratuita, da una concezione di passato che
coniuga erudizione, specializzazione, finezza d’indagine, piacere della
ricerca, senso etico della conoscenza, imperativo morale della conservazione,
vivo interesse al presente e disinteressato investimento sui giovani e sul
futuro. Essi hanno allevato una schiera di nuove leve che negli archivi e nelle
biblioteche si sono addestrati e alimentati, con enormi e originali benefici
per gli studi, le scoperte e le nuove acquisizioni. Né va dimenticato che la
Romagna come area vasta – oggi un’esigenza più che una moda terminologica – è
un concetto che, molto significativamente, può dirsi nato in ambito
storico-culturale; e anche l’Università romagnola ha in qualche modo goduto di
motivazioni identitarie con radici storico-culturali a lungo coltivate e alimentate
dalla Società di Studi Romagnoli.
Perché la Romagna
e quale
I
“padri fondatori” prendono le mosse da una nobile idea di Romagna, aperta negli
approcci disciplinari e nei contenuti volutamente eterogenei, con
un’intelligente scommessa sul futuro; la prospettiva della storia locale
risulta sempre innestata nel contesto più ampio e mai scissa da quella
regionale e nazionale. Il risultato, come tutti sanno e possono verificare, è
che non c’è aspetto della realtà romagnola che non sia stato affrontato: dal
tempo remoto ai nostri giorni, dalla naturalistica alla vita associata,
dall’economia alla politica, dalla cultura all’arte.
Città,
paesi e borghi della Romagna (l’art. 1 dello statuto ne definisce con puntiglio
i confini geografico-naturalistici, precisando fiumi, valli e dorsali, senza escludere
le variazioni storiche) devono alla Società la conoscenza dell’identità e la
valorizzazione della singola storia e dei relativi beni culturali. Non esiste
bibliografia che non citi «Studi Romagnoli»: le tesi di laurea “romagnole” ne
sono un esempio significativo. Non avremmo le varie “storie” senza l’apporto di
«Studi Romagnoli»: quella di Cesena, che fu apripista e non solo nel metodo;
quelle di Forlì, Forlimpopoli, Ravenna, Lugo, Bagnacavallo, Bagno di Romagna,
Sarsina, Mercato Saraceno, Cervia, Cesenatico, Savignano, Gambettola, ecc.,
fino a località minori come Balze, Montecastello, Ranchio, Linaro, San Romano…
e l’elenco sarebbe sterminato. Anche periodici e riviste come «Studi
montefeltrani» (1970), «Romagna arte e storia» (1980), «Forlimpopoli. Documenti
e studi» (1990), «Ravenna studi e ricerche» (1994), fino al più giovane «Vite
dei Cesenati» (2007), sono a vario titolo debitori, nell’ispirazione, nel
metodo di ricerca e nel carattere multidisciplinare, a «Studi Romagnoli», cui
hanno variamente collaborato tutti i loro artefici. Né si può tacere che i
musei archeologici devono alla Società, a «Studi Romagnoli» e in modo speciale
al prof. Giancarlo Susini ideazione, progettazione, guida scientifica e collaborazione:
si pensi alle realtà di Sarsina, Cesena, Forlì, Forlimpopoli, San Giovanni in
Compito, San Giovanni in Galilea, Galeata (Mevaniola),
Rimini, Verucchio.
Gli
annuali convegni sono sempre stati appuntamenti molto attesi dalle singole
Amministrazioni comunali – che di volta in volta si fanno carico degli oneri
organizzativi – per la focalizzazione di attenzione e studi su territori ignoti
e ignorati (molte giornate di studio sono nel tempo divenute storiche e le
conseguenti pubblicazioni obbligati riferimenti bibliografici), tanto da
costituire ragione di vero evento non meno che di festa. Ogni dieci anni il
convegno si svolge a Cesena: una forma di gratitudine alla città di fondazione
della Società, che da sempre e non a caso ha sede nella Biblioteca
Malatestiana.
Il catalogo
Il catalogo delle pubblicazioni della Società vanta:
- 72 volumi di «Studi Romagnoli» con gli Atti annuali
- 56 «Saggi e Repertori»
- 39 «Quaderni degli “Studi Romagnoli”»
- 5 «Guide»
- 17 estratti da «Studi Romagnoli»
- altri volumi in coedizione con istituzioni diverse.
I Presidenti
Augusto Campana | Sapienza Università di Roma | (1949-1954)
|
Piero Zama | Biblioteca di Faenza | (1954-1958)
|
Giorgio Cencetti | Sapienza Università di Roma | (1959-1963)
|
Giancarlo Susini | Università di Bologna | (1963-1978)
|
Luigi Lotti | Università di Firenze | (1979-2016)
|
Gabriella Poma | Università di Bologna | (2016-2018)
|
Alessia Morigi | Università di Parma | (2018- ) |